Il passo è quello del centrocampista laterale, altrimenti detto "braccetto". Comunque, Linus, la assoluta irrinunciabilità al doppio mediano con Blin accanto a Ramadani (o Berisha), come nello scorso campionato lo fu (tardivamente e con l'aggravante di saperlo per diretta esperienza dal precedente campionato) accanto a Hjulmand, non è farina del mio sacco, ma è il frutto di riflessioni maturate nel tempo in commentatori avvertiti (ex calciatori come Nando Orsi, che lo dice da Roma Lecce dello scorso campionato) nonché da commentatori locali come Marco Marini, che lo dice dalla terza di campionato, quando tutto filava per il meglio, tranne i cartellini di Ramadani e lo cito perché l'ho pesantemente criticato in passato per le sue posizioni filo-tesoriane. Ciò detto, mi auguro che oltre a questa ventata di resipiscenza sul lato tecnico, ci sia anche un ripensamento sul brand. Insisto su questo aspetto, perché a differenza di quello che pensano in tanti, questa czt del 433, dalla culla alla tomba, non può essere un pensiero di Corvino. Corvino è uno scopritore di talenti, non un ideatore di catene di montaggio. E il talento è la tecnica, non lo schema. La nostra provincia ha ancora il gusto di fare giocare i ragazzini nelle piazze: vivo lontano da Lecce da oltre 40 anni, ma mi capita di ritornare a Novoli e a p.zza Regina Margherita li vedo i ragazzini che si sfidano per una partita di calcio improvvisato. Il mostro tesoro è ancora là, nella gioia di correre dietro alla palla, nel palleggio, nel dribbling, nel tackle improvvisato. Non nell'industria. Il brand del Salento leccese è terra, mare, sole e vento. Il 433 non va bandito, ci mancherebbe. Va bandita l'idea della catena di montaggio. Ritorniamo alle origini, ritorniamo alla sana follia delle origini. FORZA LECCE!!! |